Marco Solforetti - Soundguru.it

Ci vorrà ancora tempo…e moltissimo impegno

Arezzo, la Cenerentola della Toscana

Ieri, finalmente, la prima vera uscita con la famiglia, in una bellissima giornata di sole.

Aspettavamo tutti e tre con gioia il fatto di poter tornare a visitare un po’ di Toscana e assaporare di nuovo qualche piatto succulento di qualche tipica trattoria.

Scegliamo come meta Arezzo, città molto bella e spesso oscurata dalle cugine più rinomate.  Dopo un lungo giro nel centro storico, come sempre arriva il momento in cui l’unico obiettivo diventa il cibo. Ma stavolta, trovare una  trattoria, stava diventando una missione, e pur complicata.

Finalmente, troviamo quello che stavamo cercando. Lo si capisce quando, dal menù esposto, inizia a prevalere il dubbio su che cosa ordinare.

La ragione ancora fa fatica a star dietro alle emozioni

La prima impressione è di allontanamento, in quanto il ristorante è vuoto.  La cameriera gentilissima ci accoglie con un gran sorriso e rompe il ghiaccio. Si nota fin da subito che fa questo lavoro con passione.

Ci racconta subito che avevano aperto la sera prima e noi eravamo i primi clienti della riapertura. Tutti i locali nel centro storico erano pieni per l’aperitivo ma nei ristoranti nemmeno l’ombra di un cliente.

Compassione significa condividere le emozioni

Confesso che in quel momento, ho provato un forte sentimento di compassione, un termine che troppo spesso viene confusa con pena o pietà. Compassione deriva sia dal latino cum patior – soffro con – e dal greco συμπἀθεια provare emozioni con. È un sentimento per il quale un individuo percepisce emozionalmente la sofferenza altrui desiderando di alleviarla.

Ho provato a farlo, visto che l’unica nota dolente di quel posto, così carino e caratteristico era il silenzio. Un silenzio che sarebbe stato subito interrotto in un “normale pranzo” del fine settimana, ma che risuonava assordante con il locale completamente vuoto.

Sicuramente un po’ di musica, di quella giusta, avrebbe aiutato a creare un’atmosfera diversa. A migliorare l’umore, anche per lei che stava lavorando. Così le spiego il mio lavoro offrendo il mio aiuto. Ma lei, quasi spaventata,  alza le barriere come se volessi venderle qualcosa e mi risponde che il solo pensiero di investire 1 euro spaventava i proprietari.

“Ma io non voglio niente in cambio” –  le rispondo

Ecco che rimane interdetta.  Non si aspettava una proposta del genere.  Figuriamoci, oggi poi che non regala più niente nessuno. O almeno, quasi nessuno. Purtroppo mi fa notare che non sono organizzati con l’impianto audio e quindi la mia proposta non può ricevere la giusta gratificazione. Peccato, almeno ho provato a dare il mio contributo. Lo avrei fatto volentieri.

Conclusione

È un luogo ormai comune che per ripartire ci vorrà un po’ di tempo e che torneremo certamente  ai tempi migliori.  Spero che a quel punto ci sarà un po’ di consapevolezza in più. Che non basterà avere forchette e tovaglioli puliti in tavola e che anche la Musica conquisti lo spazio e l’importanza che le competono. Io se posso aiuto volentieri, come in questo caso…di più, da solo, non riesco a fare.

 

Marco Solforetti

sound director
TAILOR MUSIC

 

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